Perché in Italia ci sono poche auto elettriche? Il ministro lancia l’allarme

Il mercato delle auto elettriche stenta a decollare in Italia e le cause, secondo Pichetto Fratin, sono chiare: ecco l'appello del ministro alle Case

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Luca Bucceri

Giornalista

Laureato in Scienze della Comunicazione, muove i primi passi nelle redazioni sportive di Palermo per poi trasferirsi a Milano per lavorare per testate all news come Yahoo e Virgilio Notizie. Ma lo sport e la passione per il mondo dei motori è sempre presente con collaborazioni con Sportmediaset e Corriere dello Sport.

Il mercato dell’elettrico stenta a decollare in Italia, con numerose problematiche che alimentano ancora una volta, nel 2023, un parco auto sempre più vecchio nel nostro Paese. Una situazione che, nell’ottica di una svolta green sulle strade, non sorride di certo al Bel Paese che resta indietro, mentre il resto d’Europa (e del mondo) va avanti a passo spedito.

In Italia poche elettriche e troppe auto vecchie

A fotografare l’attuale situazione del parco auto circolante in Italia è il recente Rapporto sulla mobilità dell’Isfort, l’Istituto Superiore di Formazione e Ricerca per i Trasporti, presentato lo scorso 27 novembre. E i dati che emergono sono preoccupanti per il futuro prossimo italiano, con un chiaro messaggio per chi si affaccia al mercato dell’auto: passare all’elettrico.

La svolta tanto auspicata, infatti, non è ancora arrivata e le auto sulle strade italiane lasciano un segno pesante sull’ambiente, con emissioni che fanno male. I numeri parlano chiaro e “l’inverno demografico” è inevitabile.

Se è vero che il numero di vetture circolanti su strada supera per la prima volta i 40 milioni, un dato storico nel 2022 con un +1% rispetto al 2021 e un +19% dall’inizio degli anni 2000, a preoccupare è il dato relativo alle elettriche. Nonostante la rete di rifornimento si sia fatta più capillare e presente su tutto il territorio, con un vero e proprio boom delle colonnine di ricarica in Italia, la risposta non è quella sperata.

Cresce infatti il tasso di motorizzazione, passando dalle 58,8 auto del 2002 alle 68,1 del 2022, un dato di 10 punti superiore a Francia e Germania, ma le sole auto ad alimentazione elettrica pura (escluse quindi le ibride) sono passate da poco meno di 1.500 del 2015 (0,09% del venduto) ad oltre 67mila nel 2022 (5,11%). Numeri che visti così potrebbero essere considerati positivi, ma che hanno comunque un risvolto negativo.

La variazione tra il 2021 e il 2022 è stata infatti molto forte, con un -27% di elettriche immatricolate che fa suonare il campanello d’allarme.

L’appello di Pichetto Fratin per il mercato elettrico

Ma perché mentre in Europa il mercato delle elettriche cresce in Italia si avverte tutta questa fatica? A dare una risposta è il ministro dell’Ambiente e sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin, che da quando è in carica col governo presieduto dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha parecchio a cuore il tema dell’elettrico nel Bel Paese.

Intervenuto a margine di un incontro dell’Atc di Torino, il ministro ha infatti spiegato qual è, a suo parere, la chiara differenza tra l’Italia e i Paesi in cui l’elettrico decolla e ha una quota sempre più importante nel settore.

“La differenza della realtà italiana rispetto a realtà dove le vendite di auto elettriche sono molto superiori, è data dal potere d’acquisto“. Tradotto, in parole povere, Pichetto Fratina dà la “colpa” dell’attuale situazione del mercato delle elettriche al prezzo. “Non è una questione legata al mezzo, è che il prezzo dell’auto elettrica rispetto al salario medio non è conciliabile” ha detto.

Il ministro, per far capire in poche e semplici parole le difficoltà degli italiani, si è servito di un esempio: “Se un operaio deve prendere cinque anni di stipendio per comprare un’auto elettrica non ci siamo ancora. Per l’operaio tedesco probabilmente sono solo due anni e mezzo”.

Pichetto Fratin ha quindi lanciato il suo appello: “È una questione di mercato e riguarda anche i produttori. Devono arrivare a offrire un prodotto che stia sul mercato compatibile col potere d’acquisto“.